Circuiti, Microchip, Teli di Plastica, Scotch e Tele
Il fascino dei microchip, l’universo dei byte, i circuiti integrati, la grafica computerizzata, i video-clip, sono stati negli anni 80 oggetti di vivace curiosità e di particolare studio.
Tutti questi elementi sono stati e fanno parte del mio linguaggio artistico: sagome di figure umane inserite in percorsi costituiti da articolati circuiti integrati che si sviluppano come scenografie dove sono inseriti una serie di segni (un linguaggio grafico-segnico da me elaborato e definito come “scriptografia”.)
Note Tecniche
Microchip n. 10, Retino e inchiostro su carta, cm.20×18
Microchip n. 30, Retino e inchiostro su carta, cm. 18×20
Silhouette, Scotch e smalto su telo di plastica, cm.150×130
Davanti allo schermo, Smalto, acrilico e olio su tela, cm. 170×150
Sala di controllo, Scotch e smalto su telo di plastica, cm. 130×150
Corposcriptografico, Scotch e smalto su telo di plastica, cm.150×130
No Time, Scotch su telo di plastica, cm.150×130
Integrazione all'Opera
“…La velocità è il segreto della macchina, (di questa macchina) e la velocità è stata una scoperta di composizione anche per Lucia Gangheri che scenograficamente nel suo studio assumeva come simulazione quasi come se avesse acquisito una soggettività tecnologica o ”tecnologica del soggettivo” una velocità aerea di destinazione della striscia di scotch colorato.
L’inverso è avvenuto per le figure pur assumendo “processo di compattazione” più o meno “scriptografico” che abbattevano il mito di imballaggio dell’automazione-dinosauro contro il cervello.
Figure vestite di orologi digitali, sfere satellite che conservano simbolicamente una grande quantità di informazioni, la luce e le onde elettro-coloristiche ti fanno seguire tutta la curvatura del globo “geostazionario”…”
Tratto dal testo di Gabriele Perretta per la mostra “ Circuiti e trasparenze”
Integrazione all'opera
“…Nelle esperienze di Lucia Gangheri vi è tutto lo sforzo emotivo, concettuale e tecnico per tenere insieme, tenere ancora insieme le sostanze espressive dell’era industriale (immagini del cinema, del fumetto, della pubblicità concesse da “scatti”, “pulsazioni”, “citazioni frammentate” immediatamente riconoscibili perché memorie in atto, mitologie ancora operanti, opere insomma; ma anche pittura e disegno nei loro modi pretecnologici, nelle loro ambizioni tradizionali; ed anche materiali d’uso come nastri adesivi o simboli, codici resi adesivi al corpo, mezzi freddi e mezzi caldi, ecc.. ed infine il retaggio delle avanguardie storiche, del loro attimo folgorante, dei loro automatismi) con le sostanze esoressive di un vissuto quotidiano che è puro, squisito consumo…”
Dal testo “Nelle esperienze di Lucia Gangheri” di Alberto Abruzzese
Integrazione all'opera
…“Lucia si è certamente posti questi interrogativi e a questi ha cercato di dare una risposta partendo dall’ipotesi di una possibilità di relazioni tra arte e new-media. Intanto mi pare significativo che la giovane artista napoletana abbia praticato, prima della fase recente interamente posta sotto il segno della pittura, le tecniche proprie del collage e dell’assemblaggio, cercando quindi di porsi subito all’unisono non solo con i procedimenti della comunicazione sociale, ma anche con le modalità che presiedono all’appropriazione cognitiva dell’enorme congerie di dati, immagini, informazioni che costituiscono nel loro insieme e caratterizzano l’odierna società dell’informazione generalizzata…”
Tratto dal testo di Filiberto Menna “Intenzionalità Progettuale” per la mostra “ Song From Video”